Fortitudo: una lunga, strana storia – Gli ultimi due anni della Effe secondo Filippo Venturi

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Questa strana storia inizia nell’estate del 2010 (o forse prima…?), quando una squadra storica che si chiama Fortitudo, che raccoglie la passione e l’orgoglio di una mezza città del centro nord Italia che si chiama Bologna, non riesce a iscriversi per il secondo anno consecutivo alla Legadue, dopo un trionfale campionato di A dilettanti, concluso con la vittoria a Forlì con un tiro allo scadere e una gioia pari a uno scudetto. Nel Consiglio Federale di meta’ luglio dello stesso anno, viene sancito che la Effe e’ esclusa da tutti i campionati per inadempienze del suo Presidente, tale Gilberto Sacrati. E’ un personaggio quanto meno ambiguo, che ha mire immobiliari, che vuole costruire un nuovo palasport all’interno del famoso (famigerato…) progetto del Parco delle Stelle, ma che va in difficoltà economica e che, soprattutto, non fa mai scattare l’allarme del pericolo sparizione, spergiurando anzi che di problemi non ce ne sono, per poi pagare le fideiussioni necessarie solo a video.
Per tenere botta, si forma un’associazione di tifosi, l'”Associazione per amore solo per amore”, che in pochi giorni riesce a racimolare più di 300000 euro in un atto d’amore dei suoi tifosi senza precedenti. Ma non c’è nulla da fare: la storica società col numero di affiliazione 103 non e’ sportivamente salvabile, troppo indebitata, soprattutto a causa di un mutuo contratto col credito sportivo dalla precedente proprietà’ per la ristrutturazione del Paladozza (su cui aleggiano diversi misteri…) di cui il comune si e’ fatto garante, di 6 milioni e rotti di euro.
Scoppia la bagarre. Non si sa che fare, ci si gira verso la Casa Madre, la famosa Società Ginnastica Fortitudo da cui nel 1932 è nata la Fortitudo Pallacanestro, per capire come comportarsi. L’unica cosa certa e’ che nessuno vuole più avere a che fare con Sacrati, l’uomo che l’ha condotta li.
La Fossa dei Leoni, la parte di tifoseria maggiormente rappresentativa, emette un comunicato datato 6 agosto 2010, che lo dice testualmente: “Mai più con Sacrati”. E poi aggiunge le sue idee per ricominciare: abbandono loro malgrado del codice 103, 1 anno di stand-by per poi ripartire, secondo i regolamenti FIP, con un codice vergine e con l’egida dell’Sg. Richiedono in sostanza una sorta di contenitore nuovo e vuoto cui mettere dentro col tempo quanta più fortitudo possibile.
Intanto esce un imprenditore bolognese che alza il ditino e dice: la risolvo io, se volete. Si chiama Giulio Romagnoli ed e’ il proprietario del basket Budrio nonché di una nota azienda di patate e offre il suo titolo di B2 per ripartire. Spiega il suo progetto al Circolo Benassi davanti a più di mille tifosi disperati. Alcuni sono scettici, tra questi c’è proprio la Fossa; molti gli vanno dietro. Anche perché le sue parole sono convincenti. Parla di associazione dei tifosi in società, di fondazione a gestirla, di un anno di traghettamento col codice di affiliazione “sporco” di Budrio, ma che verra’ poi “ripulito” con una scissione o con la creazione di una nuova società che deve formarsi da Sg. Sacrati e’ alle corde, dichiara Romagnoli, questo e’ il futuro.
Anche la stessa Fossa, che non partecipa perché in sostanza in questo primo passaggio della strategia si tratta di vedere giocare Budrio al cento per cento e non di altro, attende gli eventi, soprattutto attende il famoso codice nuovo. Un’affiliazione di un’altra squadra non la vogliono, l’ha già fatto la Virtus con Castelmaggiore, dicono, aggiungendo che se qualcuno venisse a Bologna a prendere il 103 non lo digerirebbero e quindi perché fare la stessa cosa ad altri?
Intanto però la casa madre appoggia il progetto Romagnoli; la squadra partecipa al campionato 2010/2011 di B2 con la Effe scudata sul petto, grazie a un accordo economico firmato con lo stesso Sacrati per l’uso del marchio e il subaffitto del Paladozza. L’annata sportiva e’ però fallimentare e in tanti arrivano a dire che con quei soldi Sacrati e’ rimasto in piedi nel momento di maggior difficoltà.
Ma del campo frega a pochi, la vera battaglia e’ fuori, anche perché accadono due cose sorprendenti: la Fortitudo Pallacanestro srl, data per spacciata da tutti, non fallisce e Romagnoli stesso, siamo già all’estate 2011, sorprende tutti e acquista il diritto di Ferrara pur di partecipare a un campionato professionistico, con l’avvallo della Sg. Non ci sono più le promesse di codici nuovi, i contenitori vuoti, le associazioni di tifosi in società: c’è Ferrara in tutto e per tutto, trasferita a Bologna con attaccato alla maglia l’aquila con lo scudo, almeno secondo le intenzioni di chi ha deciso unilateralmente che quella e’ la nuova Fortitudo. I tifosi più puristi, tra i quali ovviamente la Fossa, rimangono spiazzati: era l’unica cosa che non volevano, per di più la loro vera squadra mica e’ morta e quindi appare per loro inconcepibile partire da un’idea che esula completamente da lei e che, anzi, ne attende la morte sportiva come una liberazione dal suo Presidente. Tutta la stampa locale però appoggia il progetto, chiamando la neonata squadra Fortitudo (quella vera, nonostante non sia ne’ fallita ne’ radiata, ancora non si iscrive al campionato se non con le giovanili) e con loro ci sono tutti i poteri forti cittadini, partendo dal comune, arrivando all’Associazione Commercianti che mette pure il suo Presidente nella nuova società, denominata Fortitudo 2011. Pare la conclusione della vicenda.
Però c’e’ un però’, perché’ e’ successa la cosa più paradossale: poche ore dopo l’annuncio dell’acquisizione del diritto di Ferrara, ne arriva un altro. Molto più fragoroso, che segna la spaccatura definitiva del popolo biancoblù, tra chi cioè ha già scelto la nuova via e chi ancora non rinuncia all’idea di recuperare la vera Effe. Il progetto annunciato e’ per assurdo quello iniziale di Budrio: si e’ recuperato un codice nuovo derivato dalla scissione di una squadra di B2 (Gira Ozzano), creando secondo le intenzioni un contenitore vuoto per provare a cacciarci dentro la nuova Fortitudo: e’ la squadra che verrà denominata Eagles. Fin qui non fa una piega. Il problema e’ che chi l’ha pensata e’ ancora lui, Gilberto Sacrati, che ha acquistato tale diritto dal nemico di sempre, il Presidente della Virtus Claudio Sabatini. La Fossa, tra mille polemiche di chi si trova spiazzato da quest’ennesimo colpo di scena che rischia di alterare il corso delle cose per come erano state concepite, vi aderisce, anche perché’ e’ uno strumento, dicono, per provare a sensibilizzare l’opinione pubblica, per trovare risorse per tenere in vita la Fortitudo vera e far capire che la strada intrapresa da altri e’ sbagliata. Dopo poco tempo si forma anche quella famosa Fondazione che si doveva già creare proprio secondo le idee di Giulio Romagnoli, che rileva un’opzione d’acquisto dallo stesso Sacrati per rilevare la 103, tentativo che si rivelerà fallimentare.
Ma la questione vera e’ che non si capisce più niente, e’ la confusione a farla da padrona e la passione per una squadra, un’ideale, un modus vivendi che era l’orgoglio di un popolo, pare venire calpestato in nome di una diatriba che riguarda due soggetti, che riguarda questioni fuori dal campo, che ha a che fare coi debiti, coi lodi. E i tifosi cominciano a tirarsi per la giacca, a offendersi sui forum, a dirsi le cose più stravaganti pur di convincersi, neanche si fosse in una campagna elettorale. Per molti non c’entra più la squadra, non c’entra la fede, c’entrano i presidenti. Uno e’ buono, l’altro cattivo. Io vado a vedere Romagnoli, e tu? Come se si andasse al palazzo a fissare la tribuna in cui e’ seduto il soggetto che paga (o non paga…). Finché e’ proprio il Consiglio Federale della Fip che spiazza tutti: entrambe le squadre non sono la Fortitudo e non possono chiamarsi così. “Qui non siamo nel Far West” dichiara Meneghin, Presidente del CF. La Fortitudo esiste già, non fa campionati senior, ma gioca con le giovanili, e non va fatta confusione, e’ la loro decisione in sintesi. E’ un duro colpo soprattutto per il progetto di Fortitudo 2011, che aveva già dato per certo lo status quo. A quel punto e’ proprio Romagnoli che pare voler fare marcia indietro: “il nostro è un progetto che si pone non come continuazione di Fortitudo Pallacanestro ma come trasferimento nel professionismo di SG Fortitudo “. E’ il delirio.
Intanto la Fortitudo Pallacanestro srl supera indenne un processo di fallimento civile, in un contesto in cui le vicende sportive sembrano appunto un lontano ricordo, che lascia campo libero a questioni di terreni, palasport da costruire o da gestire, soggetti da difendere dal pagamento di debiti sulla questione Paladozza.
Nel frattempo, fatto marginale per tanti tifosi che preferiscono attendere gli eventi dal divano di casa, si gioca ed entrambe le formazioni che vanno in campo, una in A2, l’altra in Dnb, hanno la Effe scudata sulla maglia. Ma non ci sono più gli accordi sul marchio, anzi inizia una vera e propria battaglia a reciproci colpi di diffide all’uso, che ancora oggi pende al Tribunale Civile di Bologna. La Biancoblu, come si chiama la squadra di Romagnoli, ha la Effe con la scritta 1901 di proprietà di Sg; la Eagles quella originale tramite la sponsorizzazione di Sogema, società (di Sacrati…) titolare della concessione sul marchio, mentre quello originale lo possono indossare solo le giovanili. La BB fa un campionato così così e si salva alla penultima giornata del campionato di A2 davanti ad una media di 2700 spettatori, di cui pero’ poco più della meta’ paganti; gli altri non vengono promossi in Dna nonostante un’annata divertente fatta coi giovani davanti a 6/700 irriducibili, tra cui la Fossa, che a volte arrivano a 1500.
Siamo ai giorni nostri.
Dopo l’ennesima estate in cui la cordata di Fortitudo 2011 pare, almeno secondo le voci di corridoio, prossima a strappare di mano la Effe al suo proprietario, salvando capra e cavoli, accollandosi gli onori ma anche gli oneri di portare quel nome sulla maglia e accontentando tutti, non succede nulla. Anzi, succede qualcosa. Per lodi esecutivi non saldati alla Fortitudo viene revocata l’affiliazione numero 103. Pare nuovamente la fine, col via libera al progetto Romagnoli, ma c’è il solito colpo di teatro: il suo presidente, ipse Sacrati, prima di tale decisione, ha già trasferito titoli, marchio, bacheca dentro a Eagles e le ha cambiato nome in Fortitudo in sede civile. La Fossa dei Leoni emette un nuovo comunicato in cui ribadisce che la strada e’ quella, ma pone due condizioni: che anche il CF riconosca il cambio di denominazione da Eagles a Fortitudo e che Sacrati si faccia da parte. Quelli della Biancoblu vanno avanti per la loro strada, anche se il loro recente immobilismo fa temere ai più che qualcosa non vada, soprattutto per nuovi soci acclamati che entrano ma non entrano, di soldi che ci sono ma non ci sono; addirittura c’e’ un momento in cui si parla di chiusura e di trasferimento dell’attività a Treviso, ma si decide per continuare senza tanti rilanci e un entusiasmo che pare sopirsi ogni giorno in più.
Ma se Sparta piange, Atene non ride, perché Sacrati e’ ancora li’.
In più’, a oggi, la frattura tra tifosi appare insanabile. Lo scrive anche Walter Fuochi sulle colonne di Repubblica il giorno dopo la revoca dell’affiliazione, in uno dei pochi editoriali imparziali usciti negli ultimi anni a Bologna sull’argomento: “Una squadra esiste laddove riunisce la sua gente”. E’ l’unica cosa che non e’ ancora accaduta. E questo lo si può dire con certezza, in attesa del prossimo colpo di scena.
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